Natura

Tra ginepri e farfalle rare: un concentrato di biodiversità

Papilio alexanor | M. Sveikutis

Flora

La Riserva naturale di Rocca San Giovanni-Saben (prima Riserva naturale speciale Juniperus phoenicea), tutela il popolamento più settentrionale di ginepro fenicio, una pianta mediterranea che riesce a sopravvivere in questo luogo, insieme a numerosi altri endemismi amanti degli ambienti caldi e secchi, grazie al microclima favorevole della falesia calcarea, esposta in pieno Sud. Fra questi ricordiamo il ginepro thurifero (Juniperus thurifera), la Campanula macrorrhyza, il Cardus litigiosus, il Crocus versicolor e la Primula allionii.

Fauna

Le particolarità climatiche e geomorfologiche della Riserva hanno ovviamente influito anche sulla fauna.
Nel settore entomologico va sottolineata la presenza di Papilio alexanor, farfalla mediterranea confinata sulle Alpi in stazioni ristrette e relitte, nelle quali vive in stretta associazione con la Ptychotis saxifraga, una pianta delle Ombrellifere che funge da nutrice dei bruchi. Ancora fra i macrolepidotteri sono stati individuati i rari Euchloe tagis, Celerio vespertilio e Proserpinus proserpina. Curiosa, sempre a livello di insetti, la presenza della formica schiavista (Polyergus rufescens), che sfrutta altre formiche come cibo e manodopera gratuita.
La Riserva, proprio per la sua posizione e il suo clima, è frequentata tutto l'anno da numerose specie di uccelli, fra i quali il maestoso falco pellegrino (Falco peregrinus).

L'ex cava, l'ombrellifera e la farfalla

Papilio alexanor si trova ormai in pochi posti in Italia: ricercata dai collezionisti, la farfalla è infatti ormai a rischio di estinzione. Uno dei siti dove vive è l’area dell’ex cava di calcare Cementir, a ridosso della Riserva Rocca San Giovanni-Saben, altri si trovano in Calabria e in Sicilia (non proprio dietro l’angolo). La zona è particolarmente favorevole alla riproduzione di questa specie perché calda, umida e ricca di Ptychotis saxifraga, una piccola pianta che cresce sulle rocce e che è la preferita dai bruchi della Alexanor. Proprio per questo motivo, durante i lavori di recupero dell’area, la roccia della montagna è stata lasciata com’era ai tempi della cava: le pareti ben scaldate dal sole e ricche di Ptychotis saxifraga sono la dimora ideale per questa rara e minacciata farfalla.